Non c'è alternativa a Facebook? Vi presentiamo i social ribelli

12 Mar 2020 - XR Italia
XR Magazine Società



In queste giornate in cui ci atteniamo alle disposizioni per il contenimento dell’infezione da Covid19, il rilievo che assumono i social network come mezzi di comunicazione sta diventando ancora più preponderante. Negli ultimi mesi come XR Italia stiamo riflettendo sui rischi che si corrono ad utilizzare principalmente, se non esclusivamente, i social network basati sugli algoritimi (o Intelligenze Artificiali) come Facebook. Ad esempio qualche settimana fa la seguitissima pagina Facebook di XR France è rimasta ferma diverse ore a causa della decisione di Facebook di bloccare in forma preventiva tutti gli account degli amministratori e redattori. Ci sono volute ben 18 ore e svariate segnalazioni perché Facebook si rendesse conto dell’errore e ripristinasse gli account: nel frattempo nessuno poteva fare nulla e la pagina è rimasta pubblica ma senza aggiornamenti né moderazione dei commenti da parte degli editors. In seguito a questo macroscopico disguido, i ribelli di XR France hanno invitato le altre branche di XR a crearsi i propri siti e le proprie piattaforme alternative. Ecco le prime mosse in tal senso di XR Italia.

Non solo in Francia… un problema sistemico

Il problema non è ovviamente isolato alla pagina Facebook di XR Francia, ad esempio pochi giorni dopo è successo un disguido simile anche a XR Firenze con il blocco temporaneo del loro profilo Instagram. Sebbene questi non si possano definire atti di censura volontari da parte di Facebook (Facebook, ricordiamo, possiede sia Instagram che WhatsApp e ha di fatto il monopolio delle comunicazioni a livello globale) è bene capire come mai avvengano questi episodi.

Riassumendo un articolo che vi invitiamo a leggere, ecco le principali criticità di Facebook che possono portare ad episodi come quello del blocco degli amministratori del profilo di XR France:

Criticità nelle segnalazioni:

Chiunque può inviare segnalazioni attraverso gli appositi tool ai moderatori, anche dei malintenzionati che vogliono promuovere la censura; la Intelligenza Artificiale (AI da ora in poi) di Facebook rileva dei contenuti “sospetti” e li segnala ai moderatori, ma non ci è dato sapere quando e se la stessa AI decida di effettuare le segnalazioni.

Criticità nella moderazione:

Dalle dichiarazioni di Facebook è sempre un essere umano a decidere quali contenuti bloccare o meno, ma la questione non è così semplice: in realtà della moderazione se ne occupano aziende esterne a Facebook; i moderatori sono solitamente sottopagati; il team non risiede in Italia e molti non parlano bene l’italiano; i (pochi) madrelingua gestiscono solo alcune tipologie di segnalazioni; i pochi moderatori devono prendere decisioni nel minor tempo possibile; non tutti i moderatori hanno l’istruzione per capire certe sfumature di un discorso (es. satira ); circa 7000 moderatori si devono occupare dei contenuti generati da più di 2 miliardi di persone (fonte).

In alcuni casi, come per l’oscuramento delle pagine pro curdi, la censura può sembrare voluta, tuttavia per le meccaniche sopra riportate è difficile riuscire ad avere prove certe su chi effettivamente prenda la decisione: è proprio nella mancanza di trasparenza che si annida il problema.

Facebook non è gratuito, la sua merce siamo noi, per le pubblicità personalizzate

Nel momento in cui scegliamo uno strumento (pagine Fb, profili Instagram, canali YouTube, Twitter, Telegram…) per fare comunicazione di massa (broadcasting) e comunicare cose importanti (la lotta ai cambiamenti climatici e contro la distruzione degli ecosistemi dovrebbe essere al primo posto), è fondamentale capire quali logiche governano questi strumenti e che limitazioni, disservizi o addirittura censure potrebbero manifestarsi.

Facebook (come Instagram e altri) non è mai stato solo un “social network”, non è affatto nato allo scopo di migliorare le relazioni tra le persone: il suo focus è sempre stato monetizzare i dati generati dagli utenti. Non è un caso che manchi trasparenza e si siano verificati gravissimi scandali come quello di Cambridge Analytica. Facebook vuole essere in realtà un “business network”: il suo scopo infatti è generare profitto per se stessa vendendo servizi alle aziende che pagano gli “ads” (pubblicità) per promuovere i propri prodotti in modo personalizzato. Facebook non sarà mai dalla parte degli utenti, che sono fondamentalmente risorse da sfruttare indiscriminatamente.

La pubblicità ci ha insegnato a consumare e inquinare

Come spiegato in dettaglio da questo articolo di Fridays For Future, la quasi totalità dei social networks più utilizzati al mondo basa il suo modello di business sull’advertisement e, come detto più sopra, l’azienda “Facebook Inc.” monopolizza di fatto l’intero settore, detenendo la proprietà dei dati di Facebook, Instagram e WhatsApp. La pubblicità è da sempre il catalizzatore dell’economia capitalista: prima con “l’usa e getta” e ora con i servizi web gratuiti dallo “spazio infinito”, ci indottrina a sfruttare le risorse del Pianeta illudendoci che non ci siano limiti a questo sfruttamento.

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I nostri dati valgono più del petrolio e spesso inquinano anche di più

Riuscire a capire come le nostre azioni si tramutino in guadagni e controllo non è semplice: qui un approfondimento in video tratto da “Presadiretta” per chi volesse cercare di comprendere come funziona questo modello di business. Basti dire che ogni giorno rilasciamo i nostri dati (abitudini alimentari, comportamenti di acquisto, dati biometrici…) a migliaia di società private, che le monetizzano con il nostro consenso (implicito o esplicito).

Come possiamo difenderci?

È evidente che la soluzione per una grande organizzazione come la nostra non possa semplicemente essere “uscire da Facebook”: questo potrebbe funzionare per i singoli cittadini, tuttavia per qualsiasi attività che abbia la necessità di raggiungere tante persone in poco tempo, va pensata una strategia comunicativa volta a dare priorità agli strumenti più efficienti, maggiormente liberi e sicuri.

L’idea generale è di sfruttare tutti i social più diffusi per portare gli utenti verso social meno diffusi ma più liberi, sicuri e (a quel che ne sappiamo ad oggi) più etici.

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Aprire un canale Telegram potrebbe essere un primo passo

Telegram si batte fin dal suo concepimento, nel 2013, per la libertà dell’informazione ed ha dimostrato più volte il suo interesse per mettere al primo posto la privacy dell’utente e tutelare il diritto alla libertà di parola.

Analizzando la situazione attuale è evidente quanto la “user base”, cioè il numero di persone che usano un Social Network, sia ciò che rende o meno interessante una piattaforma per chi decida di investire tempo e risorse nella gestione di un canale di broadcasting (comunicazione da uno a molti).

Da notare che Telegram non è un semplice programma di messaggistica ma un vero e proprio social network con canali (broadcasting) e gruppi (community) pubblici e non solo privati. Ad esempio Extinction Rebellion UK usa Telegram dalla prima ribellione, e ha un seguitissimo canale con più di 12.000 iscritti che viene usato per informare gli iscritti sulle azioni in UK (t.me/rebellionbroadcast). Sono usati in UK anche dei gruppi Telegram, come “Mobilisation Station”, oppure il recente “XR Coronavirus Community Action”, che a differenza dei canali permettono l’interazione fra i membri, e che al momento sono sfruttati per organizzare e prenotare formazioni personalizzate per ribelli sulla mobilitazione di massa. Altamente sconsigliato invece, per organizzarsi fra attivisti, usare gruppi su Facebook e su Whatsapp, che sono app fra loro collegate (Telegram e il nostro social interno di XR, Mattermost, sono molto più sicuri).

È per questi e altri motivi che abbiamo deciso di aprire un canale su Telegram per le comunicazioni al pubblico “Extinction Rebellion Italy” (t.me/XRItaly), e invitiamo altri attivisti (e non solo) a fare lo stesso, come già fatto da Extinction Rebellion Bologna (t.me/XRBologna), Trentino (t.me/XRTrentino), FVG (https://t.me/XRFvg), e alcuni altri gruppi locali.

Ci sono diversi vantaggi nell’aprire un Canale Telegram:

  • non vende “Ads” e protegge la privacy;
  • la moderazione avviene solo in casi estremamente gravi (palese incitamento alla violenza), il che è un bene per chi produce contenuti “sani”;
  • non è necessaria nessuna competenza tecnica per aprirlo e gestirlo;
  • ha un’ampia user base di circa 300 milioni di utenti;
  • è molto usato dai giornalisti per informarsi in tempo reale;
  • i post raggiungeranno indistintamente tutti i vostri follower (nessuna AI deciderà per voi o per loro);
  • ad oggi sono assenti likes e meccanismi psicologici per creare dipendenza;
  • è uno strumento in buona parte opensource (protocollo + client);
  • è di facile utilizzo per persone di tutte le età (“sembra” WhatsApp ma non ha le sue criticità);
  • grazie ai bot è possibile automatizzare processi agevolando la vita di admin e moderatori.

Per i nostri ribelli stiamo organizzando delle call di formazione sul tema (più informazioni su base).

Vi invitiamo tutti a iscrivervi al Canale Telegram di Extinction Rebellion Italia: t.me/XRItaly

Mastodon e i social federati del futuro

Mastodon (joinmastodon.org) è una piccola perla del mondo Opensource, nato nel 2016 come alternativa decentralizzata (tramite una rete di nodi) a Twitter e divenuto famoso proprio con una migrazione di massa da quest’ultimo Social. Grazie alla successiva adozione del protocollo libero ActivityPub è diventato presto il modello di riferimento per molti altri social alternativi che replicano le funzionalità dei monopoli più famosi (PeerTube per YouTube, PixelFed per Instagram…) ma attraverso una rete di nodi invece che tramite un unico sito Internet. Per chi vuole saperne di più ecco un video che spiega come funziona Mastodon e il suo protocollo libero.

Oggi Mastodon conta ancora un bacino di utenza estremamente limitato, intorno ai 3 milioni di utenti, tuttavia la tecnologia che porta in grembo ha tutte le carte in tavola per decentralizzare il tessuto social di Internet: non è solo una piattaforma ma bensì un protocollo che potrebbe cambiare il modo in cui concepiamo i social, creando una rete di piattaforme interconnesse. Segnaliamo che XR Global mette a disposizione di tutti gli attivisti XR la possibilità di creare profili Mastodon in forma gratuita su social.rebellion.global, quindi vi invitiamo a fare altrettanto per il vostro gruppo locale!

Ci sono diversi vantaggi nell’aprire un profilo Mastodon:

  • i vostri dati vengono gestiti dagli amministratori del nodo su cui vi registrate (nel nostro caso dal gruppo di esperti ribelli di XR Global);
  • chi ha competenze tecniche può creare un proprio nodo (self-hosting);
  • l’impatto ambientale di un server Mastodon è estremamente ridotto;
  • la moderazione avviene a livello locale e secondo regole specifiche del singolo nodo;
  • appoggiandosi a XR Global i ribelli possono chiedere l’apertura di un account;
  • contribuiamo ad aumentare il bacino di utenza di social veramente liberi;
  • è 100% opensource quindi chiunque può migliorarlo o creare altri social compatibili;
  • i post raggiungeranno *tutti* i vostri follower (nessuna AI deciderà per voi o per loro);
  • è di facile utilizzo per chi ha già dimestichezza con Twitter e simili;
  • grazie ai bot è possibile automatizzare processi agevolando la vita di admin e moderatori.

Vi invitiamo a iscrivervi al Canale Mastodon XR Italiano appena nato: social.xritaly.it

Non trascuriamo le care, vecchie newsletter

Molti dimenticano che Internet fin dagli albori è stata concepita per connettere le persone e permettere loro di scambiare messaggi senza la dipendenza da un servizio centralizzato. Per questo avere una newsletter è ancora oggi uno strumento estremamente efficace per raggiungere migliaia di persone senza dipendere da enti terzi: non dimenticatevi quindi di crearne una! Il nostro team consiglia l’uso del software opensource Mailtrain.

Se preferite le email vi invitiamo a iscrivervi alla Newsletter: newsletter.xritaly.it

Scoraggiamo, se possibile, l’uso dei social “for profit”

Troppo spesso anche noi attivisti, senza riflettere, facciamo il gioco di alcune piattaforme, promuovendone l’uso in modo involontario. È diventato di uso comune dire frasi del tipo “ci trovi sulla pagina Facebook” come se fosse il “nostro” numero di cellulare o il nostro” indirizzo web: non rendendoci conto che di “nostro” su Facebook c’è ben poco. Secondo noi del gruppo Tech e Media è giunto quindi il momento di iniziare a comunicare verbalmente e visivamente che esistono altri canali e il perché li preferiamo, tenendo sempre ben presente che la nostra “casa digitale” principale è il sito web e da lì chi è davvero interessato troverà tutti i contatti per seguirci.

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In quest’ottica sul sito di XR Italy abbiamo scelto di nascondere con un menù a scomparsa i social “for Profit” chiamandoli “Social non ribelli”:

Da notare che per raggiungere il social si utilizzano link che includono il nostro indirizzo web:

Questo è il futuro: “siti web social”!

Aumentiamo il bacino di utenza dei social ribelli

Una volta creati dei canali alternativi di comunicazione l’intento sarà quello di far confluire gli utenti di Facebook, Instagram, Twitter, ecc…verso le piattaforme che riteniamo più in linea con i nostri valori etici e che ci permettono di investire meno tempo nel mondo virtuale e più tempo nel costruire il futuro reale che vogliamo.

Farlo è piuttosto semplice: in tutti i social “non ribelli” comunicheremo sempre i nostri strumenti preferiti.

Questa ad esempio è la cover attuale del nostro profilo Facebook

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Manteniamo gli utenti sui social ribelli

Allo stesso tempo è importante che sui“social ribelli” si condividano solo (per quanto possibile) link a “social ribelli” o siti normali: troppo spesso sui canali Telegram si trovano link ad eventi Facebook o video YouTube. Non è facile uscire dalla dipendenza di queste piattaforme, per questo è importante chiedersi ogni volta “perché questo contenuto non è stato caricato su una piattaforma più libera?”. Al momento come XR Global stiamo operando attivamente anche per costruire un canale alternativo a Youtube, utilizzando Peertube, una piattaforma sicura per i contenuti video di XR, senza paura della censura di Google e Facebook / Instagram rispetto ai nostri video. Questo canale evita anche che essi vengano affiancati da pubblicità ecocide o da video di negazionisti, cosa che spesso accade nei video suggeriti dalla AI di Youtube. Come tutti i server globali di XR, il nostro tube.rebellion.global gira su fonti rinnovabili, riducendo significativamente l’impatto di CO2 della riproduzione di video in streaming: in particolare PeerTube sfrutta il P2P (torrent) per ottimizzare lo scambio dei dati.

Per una guida più completa a software e piattaforme alternative vi consigliamo questo interessante progetto: switching.software