04 Nov 2025 - Extinction Rebellion Italia
Press
Roma, 04/11/2025 - Il Tribunale di Roma ha archiviato 107 denunce per una protesta di Extinction Rebellion, in cui un centinaio di persone aveva occupato in tenda la piazza del Viminale in segno di protesta contro le politiche del governo su clima e sicurezza. Nonostante la decisione del giudice, oltre trenta persone restano soggette al divieto di rientrare a Roma, e il TAR del Lazio ha confermato un foglio di via di 15 mesi a una delle attiviste espulse, pur risiedendo e lavorando nella capitale.
Dopo un anno di indagini preliminari, il Tribunale di Roma ha archiviato 107 denunce per una manifestazione pacifica di Extinction Rebellion al Ministero dell’Interno. Il 22 novembre 2024, il movimento ecologista aveva dato vita a un’occupazione simbolica in tenda in piazza del Viminale, davanti alla sede del ministero, con la partecipazione di oltre un centinaio di persone per protestare contro le politiche climatiche del governo e l’allora “DDL Sicurezza”, poi convertito in decreto legge l’11 aprile 2025. Nonostante la natura radicalmente pacifica della manifestazione, 107 persone erano state portate con la forza in Questura, dove erano state trattenute per circa 8 ore e denunciate per violazione dell’art. 18 TULPS (“manifestazione non preavvisata”). Inoltre, 33 di loro erano state espulse da Roma con un foglio di via obbligatorio fino a 3 anni.
Il giudice ha adesso disposto l’archiviazione per insussistenza del reato, precisando nel decreto che non è possibile punire con manifestazione non preavvisata chi semplicemente partecipa a quella manifestazione. Tuttavia, per molte delle persone è ancora valido il foglio di via dalla capitale. “Nonostante il giudice abbia accertato che non è stato commesso alcun reato, 33 persone non possono ancora rientrare a Roma per ordine del Questore”, denuncia Extinction Rebellion. “Una misura di prevenzione che limita gravemente la libertà personale e viene applicata a cittadini senza alcun precedente penale.”
Come se non bastasse, Il TAR del Lazio ha recentemente confermato il foglio di via - per la seconda volta - a una delle persone espulse quel giorno, Sabina, che lavorava e viveva stabilmente a Roma. Alla richiesta della sospensiva del provvedimento, i giudici non hanno riconosciuto la documentazione presentata dai legali che attestava i suoi legami con la città, costringendola a lasciare la capitale. Secondo i legali di Extinction Rebellion, si tratta di un’applicazione illegittima del Codice Antimafia del 2011, che stabilisce chiaramente che il foglio di via non può essere emesso nei confronti di chi vive, lavora o studia nella città interessata.
“È un incubo senza fine” – racconta Sabina – “Ho dovuto lasciare la mia città, i miei affetti e il mio lavoro per un provvedimento illegittimo, mentre l’archiviazione delle denunce dimostra che non abbiamo commesso alcun reato e che questa misura sia solo un modo per punire chi sceglie di protestare pacificamente”. La richiesta di annullamento al Questore era già stata respinta e, dopo una prima conferma del TAR, il Consiglio di Stato aveva chiesto un riesame del caso, che ha tuttavia confermato nuovamente il provvedimento. Sabina ha annunciato che, insieme agli avvocati del movimento, ricorrerà nuovamente al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento definitivo del foglio di via.
“Attraverso le Questure, il Governo assume sempre più il ruolo sia di inquirente che di giudicante. È la stessa Questura che denuncia chi manifesta a emettere poi il giudizio di pericolosità pubblica, con tanto di provvedimenti restrittivi, senza passare da un giudice e da un regolare processo” afferma Extinction Rebellion. “Una negazione dello stato di diritto contro cui continueremo a batterci”
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